Alle radici della storia patria :

“Non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi”. Questa frase, che Vittorio Emanuele II pronunciò il 10 gennaio 1859 davanti al parlamento subalpino, fu lo squillo di guerra che trovò la sua risposta e il suo compimento sui campi di San Martino e di Solferino il 24 giugno dello stesso anno.

Grazie agli accordi Plombières, stipulati nel giugno 1858, l’imperatore Napoleone III aveva promesso al Piemonte di sostenerlo contro l’Austria qualora ne fosse stato attaccato. Il Piemonte cominciò ad armarsi e ad arruolare volontari, in parte nell’esercito regolare, in parte agli ordini di Garibaldi.

Il 23 aprile l’Austria intimò entro tre giorni il disarmo al Piemonte, che respinse la richiesta e già il 25 i Francesi varcarono il confine franco-sardo. L’appello che Napoleone III lanciò ai Francesi ebbe infatti grande presa sull’opinione pubblica, che si mobilitò a favore dell’Italia. Le truppe partirono da Parigi e, varcato il Moncenisio giunsero a Torino, mentre Napoleone raggiunse Genova via mare. L’esercito francese fu accolto con entusiasmo dalla popolazione italiana: in particolare gli Zuavi e i Turcos, reclutati nelle colonie e accompagnati dalla fama di coraggio selvaggio, destavano grande curiosità anche per le loro bizzarre divise

Ebbe così inizio una guerra che vide in campo tre sovrani: da una parte Vittorio Emanuele II e il suo alleato Napoleone III, dall’altra Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria, allora ventinovenne.

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